Gli ungulati

I grandi mammiferi

Gli ungulati sono i più grandi mammiferi selvatici che vivono nell’area transfrontaliera Marittime Mercantour. Sei specie di ungulati frequentano i due Parchi: lo stambecco, il camoscio, il cervo, il capriolo, il cinghiale e il muflone. La loro presenza costituisce un patrimonio naturalistico di notevole valore. Le popolazioni di questi animali, a partire dall’istituzione delle due aree protette, hanno avuto un generale incremento. Questo è il risultato di una trasformazione dei modi di rapportarsi alla montagna e alle sue, che ha visto l’abbandono dei territori un tempo coltivati e il parallelo aumento delle superfici boscate, ma anche veri e propri interventi tecnici come reintroduzioni e transfaunazioni.

Di zoccoli, stomaci, palchi e corna

Gli ungulati sono un gruppo di mammiferi caratterizzati dall’avere la parte terminale delle dita (falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli). Fanno parte di questo raggruppamento l’ordine dei Perissodattili (ungulati con un solo “dito” che poggia sul terreno), cui appartengono ad esempio il cavallo e la zebra e quello degli Artiodattili, (animali che appoggiano due dita sul terreno), che comprende gli ungulati selvatici presenti sulle Alpi: camoscio, stambecco, cervo, capriolo, muflone e cinghiale. Tutti questi animali, con l’esclusione del cinghiale, appartengono al sottordine dei ruminanti e, almeno i maschi, portano sul capo corna o palchi. Il cinghiale è una specie monogastrica (stomaco formato da una sola cavità), mentre l’apparato digestivo dei ruminanti comprende uno stomaco ripartito in quattro camere (rumine, reticolo, omaso e abomaso). Nel capriolo e nel cervo (famiglia dei Cervidi) solo i maschi posseggono palchi, appendici ramificate presenti sul capo, costituite da tessuto osseo, che vengono perse e ricostituite ogni anno con un meccanismo di controllo ormonale. Camoscio, stambecco e muflone (famiglia dei Bovidi) sono invece dotati di corna, astucci di materiale corneo cheratinico che si sviluppa come un prolungamento della calotta cranica ad accrescimento continuo. Nelle prime due specie le corna sono presenti in ambo i sessi, mentre nella femmina del muflone sono rare e generalmente poco sviluppate.

Ungulati autoctoni e nuovi arrivi

Delle sei specie di ungulati attualmente presenti sulle Alpi, solo il muflone non è originario dell’arco alpino. Tutte le popolazioni alpine di muflone hanno infatti origine da introduzioni operate con capi provenienti dalla Corsica e dalla Sardegna. Anche il caso del cinghiale è un po’ particolare. Presente solo fino a determinate quote sulle Alpi, era progressivamente scomparso tra i secoli XVII e XVIII a causa della pressione umana. Nei primi decenni del Novecento, grazie all’abbandono delle terre alte e al conseguente ritorno delle foreste sulle terre libere dalla presenza umana, forte della sua plasticità ecologica e delle nuove fonti alimentari disponibili, il cinghiale ha ricolonizzato i territori dai quali si era estinto.

A ciascuno il suo habitat

Fra gli ungulati, il cinghiale è sicuramente la specie meno esigente: occupa una varietà di habitat, dalle aree intensamente antropizzate dei primi rilievi collinari agli orizzonti montani. La distribuzione geografica sembra essere limitata solo da inverni rigidi con forte innevamento e dalla mancanza di aree boscate, indispensabili zone di rifugio. Il cervo è una specie principalmente associata ai boschi aperti inframmezzati a vaste radure o pascoli. In montagna si spinge, durante l’estate, anche oltre il limite superiore della vegetazione arborea; ambienti diversi sono utilizzati nel corso del ciclo annuale. L’optimum ecologico del capriolo è rappresentato da territori di collina e media montagna con una continua alternanza di ambienti aperti con vegetazione erbacea e boschi di latifoglie. Il muflone è un ungulato mediterraneo, adattato agli ambienti montani. In genere occupa terreni aperti o boscati ma inframmezzati da consistenti parti rocciose. Le abbondanti nevicate possono far compiere alla specie marcati spostamenti: l’utilizzo delle differenti fasce altitudinali è infatti correlata alle necessità alimentari, alla presenza di zone-rifugio e allo spessore del manto nevoso in periodo invernale. Lo stambecco è un ottimo arrampicatore ed è adattato ad una dieta ricca di fibre e ad ambienti secchi e poveri. Frequenta quindi generalmente aree poste ad altitudini comprese fra i 1600 e 3200 metri s.l.m. in base alla stagione: i quartieri di svernamento, situati a quote intermedie, sono caratterizzati da versanti rocciosi con esposizione sud e sud-ovest con pendenze medie di 35°-45°. In ultimo il camoscio, tipico abitante dell’orizzonte montano, alpino e subalpino. In estate le femmine e i giovani si tengono normalmente al di sopra del bosco  mentre i maschi adulti, generalmente più solitari e dispersi sul territorio, occupano quote meno elevate.

Gli ungulati nei due Parchi Il camoscio

Con 9000 individui nel cuore del Parc National du Mercantour, i camosci (Rupicapra rupicapra) hanno incrementato di cinque volte il loro numero dalla data d’istituzione dell’area protetta. La popolazione di camosci nell’area d’adesione è fortemente influenzata dai prelievi venatori: la sua densità risulta quindi nettamente inferiore. Il Parco ha contribuito a rendere stabili i popolamenti al di fuori dei propri confini sia tutelandone la diffusione naturale,  sia trasferendo altrove alcuni animali catturati nel settore di maggior concentrazione. La presenza di una rete di riserve di superficie modesta, nelle vicinanze del Mercantour, ha favorito una distribuzione più omogenea della specie sulle Alpi francesi. Questo mosaico di piccole popolazioni potrà beneficiare dell’immigrazione di individui provenienti dal Parco nazionale e permetterà la colonizzazione di settori più lontani.

Nel Parco delle Marittime il camoscio ha una tra le più alte densità dell’arco alpino e proprio per questo l’animale è stato scelto come simbolo dell’area protetta. Grazie ai censimenti annuali è possibile stimare la consistenza della popolazione. Il numero degli effettivi si era attestato a circa 5000 (con normali fluttuazioni annuali), ma le copiose nevicate della stagione invernale 2008-09 hanno fatto diminuire la popolazione del 30% circa. La stagione successiva ha fatto registrare già una netta ripresa della specie, con un aumento rilevante dei giovani nati. La notevole tendenza alla stabilità del numero dei camosci è una spia dell’equilibrio esistente tra la fauna e il territorio.  La buona salute della popolazione consente di realizzare catture a scopo di reintroduzione o ripopolamento: in questo modo è stato possibile riportare la specie in molte aree delle Alpi centro-orientali, dalle quali era scomparsa. La consistenza della popolazione di camoscio delle Alpi Marittime sui territori esterni all’area protetta e quindi soggetta a un prelievo venatorio di tipo selettivo, ammonta a circa 4000 individui.

Il cervo

Scomparso dall’area del Mercantour tra il XV ed il XVI secolo a causa della pressione antropica, il cervo (Cervus elaphus) è stato reintrodotto all’inizio degli anni Sessanta dalle federazioni di caccia francesi. La consistenza della popolazione di questo ungulato è aumentata di molto nel corso degli ultimi vent’anni, e oggi è stimata intorno ai 2000 esemplari, tra il cuore del Parco e l’area d’adesione. La storia del cervo nelle Alpi Marittime italiane rispecchia quella francese: estinto nello stesso periodo, è ricomparso per volontà delle associazioni di cacciatori in seguito ad alcune reintroduzioni negli anni Ottanta. La popolazione attuale, presente quasi esclusivamente in Valle Stura con una distribuzione non omogenea, ammonta complessivamente a un migliaio di capi.

Il capriolo

Il capriolo (Capreolus capreolus), estinto dal Mercantour nello stesso periodo del cervo, ha ricolonizzato le montagne in seguito a rilasci effettuati delle federazioni di caccia, in collaborazione con il Parco nazionale. Le reintroduzioni sono iniziate alla fine degli anni Ottanta e hanno raggiunto la quota di 900 animali liberati. L’aumento delle osservazioni e l’utilizzo di indicatori di presenza durante gli ultimi anni, indicano una forte crescita demografica di questo cervide.

Anche in Italia la presenza delle popolazioni di capriolo è il risultato di numerose operazioni di reintroduzione avvenute in zone collinari e montane negli anni Settanta e Ottanta. Questo ungulato sta vivendo una fase di forte espansione che lo spinge a colonizzare nuovi territori della fascia altitudinale compresa fra i 300 e i 2100 m. Nel Parco Alpi Marittime la specie ha fatto registrare un forte aumento nel numero degli effettivi e una notevole espansione territoriale. In Italia, nelle aree di presenza del lupo, il capriolo è una tra le sue prede principali.

Il cinghiale

L’areale del cinghiale (Sus scrofa) è in fase di espansione e la specie, scomparsa in passato dalle zone di montagna, da una quindicina di anni a questa parte ha iniziato a occupare, oltre al suo habitat naturale, anche i territori non più coltivati. È probabile che il suo ritorno nel Mercantour sia correlato a un aumento della superficie forestale e degli incolti del territorio del Parco. I dati relativi agli animali abbattuti fuori dal cuore del Parco testimoniano un importante incremento nel numero degli effettivi in quota: 3500 animali nel 2011. Specie a forte impatto sugli ecosistemi agricoli, oggetto di una caccia di tipo quantitativo estesa a tutte le vallate alpine, il cinghiale ha raggiunto negli ultimi decenni livelli di densità elevati anche nel Parco naturale Alpi Marittime e nelle aree limitrofe, in particolare nella fascia altitudinale fra i 600 e i 1200 metri. Nonostante la forte pressione venatoria e la presenza del lupo, la popolazione di cinghiale non sembra aver registrato dei cali significativi.

Il muflone

Il muflone (Ovis gmelini musimon x ovis Sp), specie alloctona per le Alpi, fu introdotto all’inizio degli anni Cinquanta nella riserva di caccia del Boréon, cuore del Parco nazionale del Mercantour, e in seguito in altre zone dell’Ubaye o della Tinée. La specie ha avuto un incremento numerico dalla data di creazione del Parco fino all’inizio degli anni Novanta; in seguito ha subito una diminuzione dei capi presenti, attestandosi in questi anni intorno ai 700-800 individui. La presenza dell’ovino nel Parco delle alpi Marittime è dovuta agli spostamenti stagionali di individui provenienti dal versante francese delle montagne. Salvo casi sporadici, la permanenza dei mufloni è limitata al periodo compreso fra aprile e ottobre. La popolazione ha subito un forte calo in seguito all’arrivo del lupo. La popolazione delle Alpi Marittime è stimata intorno ai 250 e 260 capi.

I Parchi danno i numeri

Le popolazioni di ungulati dei due Parchi, con l’eccezione dei cinghiali e dei caprioli, specie introdotte di recente e difficili la cui consistenza è difficile da stimare con precisione, sono oggetto di regolari censimenti. Mentre la consistenza della popolazione di stambecco è rilevata con metodi classici facendo intervenire gli osservatori sul campo, nel Parc national du Mercantour la popolazione di camoscio è monitorata sia attraverso osservazioni dirette che attraverso la stima eseguita in base a campionamenti. Il numero di cervi e mufloni è stimato attraverso un conteggio effettuato dall’elicottero, secondo un metodo messo a punto dal Parco nazionale del Mercantour e dalla Federazione Dipartimentale dei Cacciatori delle Alpi-Marittime. Nel Parco delle Alpi Marittime, il camoscio e lo stambecco sono monitorati attraverso censimenti effettuati su percorsi standard.

Il regime di tutela delle due aree protette ha consentito un incremento numerico e un ampliamento dell’areale di distribuzione di tutte le specie, con la sola eccezione del muflone. L’esistenza di settori dove gli ungulati sono ancora assenti o poco presenti, costituisce un’ulteriore potenzialità di crescita e di colonizzazione verso l’area d’adesione. L’aumento recente della densità di questi selvatici ha contribuito al ritorno del lupo nei territori delle Alpi Meridionali. Questo predatore, agendo in modo differente e selettivo sulle diverse specie di ungulati in base a vari fattori, fra cui le caratteristiche del territorio occupato e la consistenza numerica delle prede, svolge un’azione regolatrice sulla densità degli ungulati. Il lupo contribuisce in effetti a selezionare le gli animali meno adatti all’ambiente alpino, come il muflone. Sembra infatti che, quando i mufloni sono numerosi, siano la sua preda preferita, perché facili da cacciare. Ma quando la loro densità diminuisce oltre una certa soglia, è stato osservato che i lupi iniziano a cacciare anche altre specie, come camosci, caprioli e cervi.

Per un approfondimento sullo stambecco: vedere la Scheda 12.

Per saperne di più: vedere la Carta M

Sito realizzato nell'ambito del PIT "Spazio transfrontaliero Marittime Mercantour" Programma ALCOTRA 2007-2013 e rivisto e aggiornato con il progetto: