Habitat ed endemismi
Una flora ricca di oltre 2700 specie
L’area protetta transfrontaliera, grazie alla sua particolare collocazione biogeografica e alla sua varietà geologica e climatica, è caratterizzata da una singolare complessità di ambienti. Sono circa una decina gli habitat d’interesse prioritario compresi in essa e nei Siti d’interesse comunitario (SIC) afferenti; a questi devono inoltre essere aggiunti numerosi altri ambienti segnalati dalla Direttiva “Habitat”. La ricchezza di specie è eccezionale, con 2718 fra specie e sotto-specie sull’insieme dei due territori. L’abbondanza di specie endemiche (circa 105), fra le quali si contano alcuni endemismi legati alle pareti rocciose e ai ghiaioni sia del massiccio cristallino dell’Argentera Mercantour sia della copertura sedimentaria che lo circonda, rendono particolarmente famoso e importante il territorio dei due Parchi per la biodiversità.
Habitat e endemismi: cosa e perché
L’habitat corrisponde al luogo in cui vive una specie mettendosi in relazione con tutti i suoi componenti abiotici, ossia i caratteri spaziali e fisico-chimici, e biotici, cioè le comunità viventi, che caratterizzano il sito e consentono a questa specie di sopravvivere e riprodursi. La ricchezza di specie dell’habitat, la rarità di ciascuna di esse, la storia dei suoi popolamenti vegetali e animali, nonché la fragilità dell’ambiente sono gli aspetti che ne definiscono il valore. Per areale di distribuzione s’intende la zona geografica occupata da una determinata specie in accordo con le sue esigenze in fatto di clima e substrato. Endemismo è il termine indicante una specie che occupa una zona geografica ben delimitata e localizzata. Si parla di endemismo ristretto o esclusivo se la sua distribuzione spaziale è molto ridotta. In questo caso l’eventuale scomparsa della specie dalla zona coinciderebbe necessariamente con la sua estinzione e dunque più questa area è ristretta (es. massiccio montuoso), più l’endemismo che vi risiede acquisisce un eccezionale valore naturalistico. Nel caso in cui il fenomeno riguardi una sottospecie o una varietà si parla di endemismo di rango infraspecifico. A salvaguardia del patrimonio naturale europeo, e più in particolare di singole specie botaniche e faunistiche e di singoli habitat naturali o seminaturali, la Comunità Europea, attraverso l’emanazione della direttiva 92/43/CEE denominata “Habitat”, prevede la creazione di una rete ecologica di zone di conservazione chiamata “Rete Natura 2000” attraverso la designazione di Zone speciali di conservazione (ZSC). Tra gli ambienti particolare attenzione viene riservata ai cosiddetti “habitat d’interesse prioritario” in relazione all’elevato rischio d’estinzione che li minaccia ed alla conseguente necessità dell’applicazione in essi di forme di gestione rigorose.
Il paradiso dei botanici
L’area protetta transfrontaliera, che riunisce, almeno parzialmente, due versanti naturalmente inscindibili di un massiccio montuoso, costituisce una zona d’interesse floristico d’importanza internazionale; la varietà geopedologica e climatica che la caratterizza, infatti, nonché la sua particolare collocazione biogeografica, determinano una singolare complessità degli ambienti e un’eccezionale ricchezza della flora. In essa possiamo trovare, accanto a specie a larga distribuzione, elementi mediterranei e mediterraneo-montani, specie orofile, artico-alpine, circumboreali ed euroasiatiche. Ad esse va ad aggiungersi un ricco contingente di specie endemiche, che fa di questa area il principale centro di endemismo di tutta la catena alpina. Questa eccezionale biodiversità, che da oltre un secolo a questa parte ha suscitato l’interesse di botanici insigni, a partire da Allioni, autore della Flora Pedemontana del 1875, passando per Burnat con la sua Flora delle Alpi marittime (1892), per giungere fino a Ozenda a fine Novecento, trae origine da un insieme di fattori, talvolta interagenti tra loro. A favore della ricchezza floristica hanno giocato innanzitutto la ridotta influenza del glacialismo quaternario e la particolare collocazione baricentrica rispetto a domini floristici molto distanti tra loro, quali il mediterraneo, l’alpino ed il medioeuropeo. In sede locale, invece, hanno avuto un ruolo fondamentale la varietà dei substrati geologici, la molteplicità dei microclimi legata al notevole sviluppo altimetrico ed alla morfologia tormentata dei versanti, nonché l’abbondanza di stazioni di rifugio per specie floristiche poco competitive, come le rupi e i macereti.
La situazione nei due Parchi
Nell’ambito dell’articolazione biogeografica messa a punto dalla Direttiva “Habita”t per la ripartizione del grande spazio naturale europeo, il Parco nazionale del Mercantour fa capo in parte al dominio alpino e in parte a quello mediterraneo, mentre l’area protetta italiana s’inserisce solo nel primo. Gli studi comparativi degli ambienti delle due aree protette transfrontaliere hanno fatto emergere chiaramente diversi punti in comune. Tuttavia l’analisi degli habitat presenti nei Parchi e nei Siti d’Interesse Comunitario ad essi afferenti mette in luce un tratto estremamente caratterizzante, che risiede nella complementarietà delle due aree, legata soprattutto alla loro diversa situazione litologica. La citazione, seppur rapida ed incompleta, della lista degli habitat presenti nei due territori protetti e nei Siti d’Interesse Comunitario prossimi ad essi pone in evidenza il vero punto di forza di questa regione.
Habitat prioritari
Formazioni pioniere alpine del Caricion bicoloris-atrofuscae
Tra i raggruppamenti vegetali delle zone umide del piano alpino o della parte superiore del subalpino, questa formazione rappresenta una delle più rare alleanze della catena alpina. Essa raggruppa specie circumboreali e artico-alpine di piccola taglia, tra cui le più caratteristiche sono scirpi, carici e giunchi, come ad esempio Trichophorum pumilum, Carex bicolor, Carex microglochin e Juncus arcticus. Sui suoli sedimentari ricchi in calcare, questa formazione occupa i bordi dei ruscelli che serpeggiano nei terreni intrisi d’acqua, i margini dei rii, gli stillicidi e le sorgenti al piede dei versanti. Nelle zone umido-fredde tende a colonizzare le superfici soggette ad un apporto regolare di materiali minerali fini. Nell’ambito dei due Parchi questo raggruppamento pioniero non occupa che delle piccole superfici che si integrano in un mosaico di raggruppamenti vegetali. Legata ad un substrato ricco in calcare, essa non esiste nel Parco italiano, mentre è presente nel SIC afferente denominato “Colle e Lago della Maddalena”. Nel Parco nazionale del Mercantour si limita ai versanti prossimi alla linea di cresta che separa il dipartimento Alpes-Maritimes da quello delle Alpes-de-Haute-Provence; è presente anche nei SIC prossimi all’area protetta francese (Grand Coyer, Dormillouse, Sagnes, Haute-Ubaye). Traccia di una vegetazione di tipo artico che si è rifugiata in alcune stazioni favorevoli al momento del ritiro dei ghiacciai del Quaternario, questa formazione molto sensibile ai cambiamenti delle condizioni ecologiche deve essere protetta da ogni tipo di modificazione artificiale del regime idrico (captazioni, deviazioni dei flussi idrici...) e dal calpestamento derivante dalla fruizione turistica o dalla pastorizia.
Boscaglie di Pinus mugo
L’areale di distribuzione di questa specie è incentrato sull’Europa centrale, ma al limite del suo dominio raggiunge le Alpi italo-francesi, dove dà origine a lande o forteti dal notevole potere ricoprente. Mentre i raggruppamenti di pino mugo sono rari nella zona centrale del Parco del Mercantour, essi sono presenti, anche su superfici notevoli, in prossimità e nell’ambito del Parco naturale delle Alpi Marittime, in particolare, nei dintorni della Rocca dell’Abisso. I raggruppamenti includono alcune specie vegetali endemiche o rare, al limite sudoccidentale della loro distribuzione, come Erica carnea o specie con areale disgiunto, come Daphne striata. La rarità di queste formazioni in Francia e nell’Italia nordoccidentale, la loro ricchezza di specie eccezionali e il loro carattere relittuale giustificano l’interesse che viene loro tributato.
Formazione arborescente a Juniperus thurifera
Questo raggruppamento lasso di piccoli alberi, talvolta indicato con il nome di “matorral”, si incontra nei piani sopramediterraneo e montano su pendii ripidi, rocciosi e ben esposti, soggetti a severe condizioni ecologiche. Caratterizzata dal ginepro turifero, questa formazione può comprendere, a seconda dei luoghi, altre specie di ginepro, pino silvestre (Pinus silvestris) e roverella (Quercus pubescens). Lo strato arbustivo ed erbaceo ricopre solo parzialmente il suolo. Il ginepro turifero s’incontra nelle montagne dell’area mediterranea occidentale, comprendente l’Algeria, il Marocco, la Spagna e la Francia. In quest’ultima, a lungo considerato come una rarità botanica, esso occupa numerose stazioni nelle Alpi, dalla Savoia, in cui è molto localizzato, fino alle Alpi Marittime, dov’è stato scoperto negli anni ’80 (Borel A., Polidori J.-L., 1983). n Italia le località d’insediamento conosciute si situano alla periferia del Massiccio Argentera-Mercantour, oggi facenti parte dei SIC Alpi Marittime e Valle Stura. Nel bacino medio della Tinée la formazione si sviluppa su varie decine di ettari sul versante a mezzogiorno del Vallone di Mollières tra 1100 e 1400 metri e sulle pareti rocciose di Valabres, ove, contrariamente a quanto si osserva nella maggior parte delle stazioni, il substrato geologico è composto da rocce cristalline. Tra le specie che accompagnano il ginepro turifero una felce subtropicale protetta, Notholaena marantae, merita un cenno particolare; oltre al suo interesse biogeografico, essa dà origine in questo sito ad una delle più grandi stazioni conosciute in Francia. popolamenti di turifero, specie dal “temperamento d’acciaio”, fanno prova di un reale dinamismo e si affermano sui vecchi terrazzamenti coltivati o su appezzamenti un tempo dedicati alla pastorizia. Su questi suoli più profondi, la concorrenza delle altre specie arborescenti, può, a lungo andare, rivelarsi fatale. Fatta eccezione per questo rischio, gli incendi rappresentano la più seria minaccia per le aree a ginepro turifero.
Foreste di forra del Tilio-Acerion
Nelle forre fredde e umide, sui fianchi dei corridoi percorsi dalle valanghe, sui macereti stabilizzati e sui pendii rocciosi esposti a mezzanotte, questi raggruppamenti di latifoglie si sviluppano a chiazze nell’ambito delle foreste di resinose. Come capita essenzialmente nel piano montano, in cui s’incontrano condizioni favorevoli alle specie considerate, l’acereto a olmo di montagna compare, sotto forma di striscia di larghezza ridotta, nelle abetaie. Il sottobosco è propizio allo sviluppo di una gran varietà di alte erbe, la cui esuberanza è massima in corrispondenza delle chiarìe aperte da una valanga, da un crollo, ecc. Nello strato erbaceo esistono numerose specie protette, tra cui si possono citare Cirsium montanum, Aconitum paniculatum, Lunaria rediviva e numerose felci. Questo habitat, rimaneggiato periodicamente da fenomeni naturali limitati a piccole superfici, che non giungono, se non eccezionalmente, ad interessare il suolo, può essere messo in pericolo da lanci di grosse scaglie che possono verificarsi in occasione di tagli forestali condotti nei boschi di resinose confinanti. Sempre tra gli habitat prioritari sono da segnalare in rapida sintesi, senza pretese di completezza, altri ambienti di elevatissimo pregio naturalistico, come ad esempio: le praterie aride semi-naturali e facies coperte da cespugli su calcare a Bromus erectus, presenti su entrambi i versanti, le formazioni erbacee a Nardus ricche in specie su substrati silicei della fascia montana, le foreste montane e subalpine a Pinus uncinata del solo versante francese e gli habitat a distribuzione molto localizzata e frazionata individuati come pavimenti calcarei, sorgenti pietrificate con formazioni di travertino e torbiere alte attive.
Altri habitat d’interesse comunitario
Falesie e macereti silicei del Saxifragion pedemontanae, dell’Androsacion alpinae e del Senecion leucophyllae.
Questi habitat, frequenti nel piano subalpino e alpino del Massiccio cristallino nell’insieme dei due Parchi, ospitano le specie vegetali endemiche più celebri, tra cui Saxifraga florulenta, Silene cordifolia, Galium tendae e, nella parte orientale del territorio, Saxifraga pedemontana. La Potentilla valderia e la Viola valderia abbandonano volentieri questi ambienti per affermarsi nelle cotiche rade dei pendii ben esposti. Sulle creste Eritrichium nanum e Androsace vandellii si infeudano sul fondo degli anfratti delle pareti rocciose. Fessure e piccole cenge trattengono piccole quantità di suolo, dove s’affermano i genepy Artemisia glacialis, Artemisia umbelliformis e Artemisia eriantha. I macereti mobili sono punteggiati dai cespi di Adenostyles leucophylla, dal fogliame biancastro e dai fiori rosa. Tra i grossi massi delle parti basse stabilizzate si ergono i capolini gialli del Doronicum clusii e nei detriti fini emergono le foglie rotonde ed i piccoli fiori di Viola argenteria, endemica delle Alpi Marittime e della Corsica.
Falesie e macereti calcarei del Saxifragion lingulatae, del Potentillion caulescentis e del Thlaspion rotundifolii.
Presenti sul versante italiano (alto Vallone del Sabbione e alto Vallone degli Albergh), questi habitat si sviluppano soprattutto nella parte occidentale del Parco del Mercantour. Essi raggruppano una quantità molto importante di specie rare, di specie endemiche locali o ad areale esteso alle Alpi sud-occidentali. Fino al piano montano s’infeudano alle pareti calcaree ben esposte le rosette dalle lunghe foglie coriacee di Saxifraga callosa, i piccoli acervi del Sedum fragrans, i cespi penduli di Campanula macrorhiza. Nella parte orientale del territorio, i cuscinetti compatti di Saxifraga coclearis o il fogliame verde scuro di Potentilla saxifraga si fissano sulle pareti rocciose delle gole. Le cavità, gli strapiombi e gli ingressi delle balme ospitano la magnifica Primula allioni, talvolta accompagnata da Moehringia sedoides, dagli steli cadenti e aggrovigliati. Al piede delle pareti e sui versanti rocciosi fiorisce ad inizio stagione Gentiana ligustica. In questi stessi settori Saxifraga diapensioides può raggiungere senza difficoltà le pareti rocciose del piano alpino. Da 1000 a 2800 m i macereti calcarei celano una quantità notevole di specie endemiche sudoccidentali: Berardia subacaulis, Allium narcissiflorum, Heracleum pumilum, Iberis aurosica, Aquilegia bertolonii, ecc...
Boschi di larice e pino cembro
In tutte le stagioni il larice (Larex decidua) pone questo tipo di copertura forestale in posizione dominante nel paesaggio, con i suoi colori cangianti e la sua tendenza a dominare dalla sommità del piano subalpino le peccete, le abetaie e, sul versante italiano, le faggete. Sui suoli acidi il sottobosco presenta uno strato arbustivo basso composto da rododendro, ginepro nano, mirtillo nero e falso mirtillo. Eccezionalmente compaiono Empetrum nigrum subsp. ermaphroditum sul versante italiano e Loiseleuria procumbens in Haute-Vésubie, specie tipiche delle regioni fredde dell’emisfero boreale molto rare nella regione. I due Parchi possiedono gli ultimi raggruppamenti di larice e cembro, che raggiungono, nei pressi del Colle di Tenda, il limite del loro areale di distribuzione nella catena alpina. Alcuni popolamenti di alberi ultracentenari, dal tronco possente, contorto, ramificato a candelabro, meritano un cenno particolare, come quelli del Vallone della Braisse in alta Val Tinée o del sito di Punta Stella in Italia; quest’ultimo per di più ospita i larici che raggiungono la quota più elevata della catena alpina.
Gli endemismi floristici esclusivi
Nelle Alpi Marittime e nelle Liguri i lavori di ricerca più recenti (Casazza et al.2008) hanno messo in evidenza diverse aree di endemisno. Fra queste, due risultano particolarmente notevoli per il numero di specie. I fattori ecologici e in particolare il substrato determinano in parte i confini di queste aree. Infatti la prima area di endemismo è quella del Massiccio cristallino delle Alpi Marittime e del Mercantour, la seconda raggruppa invece gli endemismi tipici del substrato calcareo.
Gli endemismi silicicoli
Non esistono endemismi floristici esclusivi limitati a una sola delle due aree protette transfrontaliere. Dunque nella denominazione “endemico dell’Argentera o del Mercantour” il nome del luogo si rapporta ad una unità geografica omogenea, riferibile al massiccio italo-francese.
I taxa riportati in questa prima area di endemismo tipica del substrato siliceo testimoniano l’originalità e, da sottolineare, l’antichità della flora del Massiccio:
- Silene cordifolia, paleoendemismo di origine terziaria frequente nelle fessure delle pareti silicee con esposizione soleggiata da 1500 a 2500 metri;
- Silene campanula, specie calcicola presente fino alle Cozie meridionali sporadicamente anche su silice, a distribuzione localizzata tra 1700 e 2300 m;
- Saxifraga florulenta, paleondemismo silicicolo con areale ristretto al Massiccio cristallino dell’Argentera- Mercantour che vegeta nelle fessure delle pareti strapiombanti con prevalente esposizione nord dai 2000 ai 3200 metri di quota. È una delle specie inserite negli allegati II e IV della direttiva “Habitat” in relazione alla sua rarità più che al rischio d’estinzione che la minaccia, data la scarsa accessibilità delle sue stazioni (vedere Scheda 7);
- Saxifraga pedemontana, un’altra specie rupicola che vegeta nelle fessure delle pareti silicee esposte a nord, abbastanza frequente nella zona centrale del massiccio;
- Moehringia argenteria, una pianta che vegeta nelle fessure silicee ben esposte, scoperta e descritta solo di recente (2008) sul versante italiano per poi essere riscontrata anche nelle valli Vésubie e Roya;
- Potentilla valderia, una pianta silicicola esclusiva notevolmente diffusa nelle praterie alpine e subalpine termoxerofile a cotica discontinua;
- Viola valderia, specie relativamente frequente colonizzatrice dei detriti fini, che, pur prediligendo substrati calciocarenti, può vegetare anche su suoli calcarei;
- Galium tendae, una silicicola esclusiva che popola le fessure più piccole di rocce ben esposte tra 1500 e 2800 metri
- Viola argenteria, un endemismo silicicolo marittimo-corso comune sui detriti umidi tra 2200 e 3000 metri. Quest’ultima specie, probabilmente un relitto terziario, testimonia l’antica unione fra la Corsica e il continente.
Gli endemismi calcicoli
Una seconda area di endemismi è altrettanto notevole per il numero di specie censite: essa interessa la Valle Roya per il versante francese ma anche le vallate italiane delle Alpi Liguri e le valli Gesso e Grana. Si tratta anche in questo caso di specie rupicole, questa volta calcicole, di bassa quota (piano sopramediterraneo, montano), che si trovano pricniplamente nella zona periferica del Parco delle Alpi Marittime e nell’area d’adesione del Parco del Mercantour, dove sono in atto grandi sforzi per la conservazione.
Fra gli endemismi di questa seconda zona troviamo:
- Saxifraga cochlearis, endemica delle Alpi Marittime e Liguri, è frequente lungo lo spartiacque principale. Vegeta sulle rocce e sulle pareti verticali ben esposte e caratterizza inoltre i popolamenti di Saxifragion lingulatae.
- Moehringia sedoides, il cui areale è frammentato fra la Val Grana e le Alpi Marittime, si sviluppa negli anfratti delle pareti, preferibilmente al riparo delle balme (rientranze rocciose) con condizioni atmosferiche favorevoli.
- Moehringia le brunii, endemica delle Alpi liguri occidentali, vegeta nello stesso contesto ambientale delle due specie precedenti, ma è estremamente rara. Il suo areale di distribuzione, molto circoscritto e frammentato, interessa la Valle Roya. È nota una sola stazione, che raggruppa da sola il 60% degli individui della specie (Minuto et al.2006): tenuto conto della scarsità della consistenza del popolamento italiano, questa stazione è oggetto del massimo sforzo di tutela.
- Primula allionii, endemismo ristretto delle Alpi Marittime, è presente unicamente in due settori : in Valle Gesso sul versante italiano e nel bacino della Roya sul versante francese, ma con un areale molto limitato (40 chilometri quadrati). Spesso la primula è la sola abitante delle piccole fessure delle rocce secche ed esposte al sole. Alcune stazioni di primula possono essere danneggiate dall’apertura di itinerari di arrampicata: pertanto occorre prestare un’attenzione particolare a questo aspetto.
Qualche numero
Il Parco nazionale del Mercantour comprende da solo almeno 2718 taxa (2269 specie e 449 sottospecie), di cui 2067 specie vegetali indigene confermate: si tratta di più di metà della flora della regione Provence-Alpes-Côte d’Azur, del 42% della flora indigena di Francia e di oltre la metà della flora alpina totale. Da un punto di vista patrimoniale, 139 specie sono protette a livello nazionale o regionale. 114 sono inserite nel Tomo I del “ Libro rosso della flora di Francia” e 105 taxa sono considerati endemici.
Si possono inoltre mettere in evidenza delle specificità relative a singoli gruppi: per esempio all’interno delle due aree protette sono presenti sette specie di ginepri. Per la tutela di un esteso popolamento di Juniperus phoenicea sul versante italiano è stata creata la Riserva naturale speciale di Rocca San Giovanni-Saben. Su 375 specie di orchidee censite in Europa, sessantaquattro fanno parte del patrimonio floristico del Parco nazionale del Mercantour; sul versante italiano se ne contano quaranta, ossia la metà del contingente presente in Italia.
Lavori in corso...
La conoscenza della flora vascolare è oggi a un buon stato di avanzamento, in particolare grazie agli inventari realizzati nel corso di questi ultimi anni nell’ambito del programma ATBI- Alpi Marittime Mercantour. Gli inventari hanno confermato la presenza di numerosi taxa, così, insieme alle osservazioni precedenti, possiamo disporre oggi di una panoramica completa dello stato di conservazione di 2718 fra specie e sottospecie. Tuttavia l’inventario globale sarà completato con la collaborazione dei Conservatori botanici e dei loro partner, ma anche grazie alle collaborazioni dei numerosi botanici che continueranno a condurre i loro studi su questo territorio eccezionale. L’inventario delle specie degne di nota è concepito per essere aggiornato e la conoscenza sempre maggiore che si acquisirà sulla distribuzione delle specie all’interno dei due Parchi contribuirà alla conservazione di queste specie sul lungo periodo. Gli approfondimenti dedicati ad alcune specie rare non confermate di recente permetteranno di aggiornare le informazioni sul loro status di conservazione.
A livello d’insieme, il quadro sulla flora vascolare, indica gli obiettivi da perseguire: la conoscenza di gruppi tassonomici difficili (come per esempio Hieracium e Taraxacum) e lo studio a livello infra-specifico, dove il numero di taxa non confermati dà un’idea della complessità della ricerca. Inoltre va approfondita la conoscenza degli habitat di entrambi i versanti, in particolare a carico di alcuni settori rimasti poco esplorati a favore di altri a suo tempo maggiormente studiati, naturalisticamente più ricchi o interessanti.
Si vedano anche la Scheda 5 e la Carta I
Sito realizzato nell'ambito del PIT "Spazio transfrontaliero Marittime Mercantour" Programma ALCOTRA 2007-2013 e rivisto e aggiornato con il progetto: