La fortificazione delle frontiere
Eserciti e montagne
Le Alpi del Sud sono una zona di passaggio. Eserciti di ogni nazione hanno percorso le loro strade lasciandosi alle spalle tracce tuttora visibili come posti di guardia, fortezze, trincee: strutture che in molti casi sono sorte sugli stessi siti occupati in precedenza da altre opere militari. Il succedersi nel tempo delle fortificazioni racconta l’evolversi delle vicende politiche e delle tecniche militari, l’attuale dismissione delle costruzioni belliche testimonia l’epilogo pacifico di secoli di scontri sulle montagne.
Le opere militari
Pur non essendo una barriera insormontabile, le Alpi del Sud si presentano come un grande argine naturale alle comunicazioni tra la Riviera e la Pianura Padana. L’attraversamento delle Marittime ha sempre costituito per gli eserciti un ostacolo impegnativo, ma anche la via più diretta e veloce per raggiungere le pianure del Po e del Rodano, che nei nuovi scenari geopolitici dell’epoca moderna acquisiscono un’importanza crescente. Senza contare che l’assenza di grandi città nelle regioni alpine costituiva la possibilità di un passaggio più sicuro per gli uomini in armi. Proprio perché le Alpi erano nello stesso tempo permeabili e malagevoli, montagne da difendere e da attraversare, per secoli gli eserciti hanno costruito lungo lo spartiacque numerose opere militari. La linea di displuvio diventa una frontiera da fortificare in età moderna, quando si impone il principio che attribuisce “a ogni stato le acque che vi scorrono”. L’area alpina viene così spartita secondo confini artificiosi detti poi “naturali” che, per seguire gli spartiacque (a scopo militare) sovente tagliano in due antiche regioni storico-culturali uniformi sui due versanti. È un processo che si definisce pienamente con il trattato di Utrecht del 1713, che sancisce la formazione, sulle Alpi, di frontiere (teoricamente) stagne, invalicabili, “sacre”.
L’organizzazione generale delle opere militari nelle Alpi Marittime risponde a due logiche. La prima è quella della conformazione naturale del Massiccio dell’Argentera-Mercantour, un castello di rocce cristalline delimitato a nord-ovest dal Colle della Maddalena, che mette in comunicazione la Valle dell’Ubaye (e quindi della Durance e la Provenza) con le valli della Stura di Demonte e del Po, e a sud dal Colle di Tenda, che collega il Piemonte al mare attraverso la Valle Vermenagna e la Valle Roya. Sono stati soprattutto questi due valichi agli estremi delle Alpi Marittime, e le valli che vi confluiscono, l’oggetto delle principali attenzioni da parte degli architetti militari.
La seconda logica è politica. Le opere fortificate sono state edificate da entrambe le parti dei confini in funzione di una frontiera modificata di frequente. Per questo motivo sono da prendere in considerazione due periodi principali. Il primo precede il passaggio della Contea di Nizza alla Francia nel 1860, durante il quale il confine seguiva la Valle del Var; il secondo periodo è quello successivo, durante il quale la frontiera ricalca, a grandi linee, il tracciato attuale.
Le fortificazioni prima del passaggio della Contea di Nizza alla Francia
È attraverso l’Ubaye, il Colle della Maddalena e la Valle Stura che Francesco I, con 12.000 uomini e ben 72 cannoni al seguito, penetra in Piemonte per invadere la regione di Milano e riportare la celebre vittoria di Marignano, nel 1515.
Verso la fine del XVI secolo, Carlo Emanuele I di Savoia, ottenuto il controllo del colle e dell’attiguo bacino dell’Ubayette, si preoccupa della difesa della Valle Stura costruendo (1590-1592) a Demonte il forte della Madonna della Consolata, progettato dall’architetto Negro di Sanfront con l’aiuto dell’architetto milanese Gabrio Busca.
Nel 1692, il duca di Savoia Vittorio Amedeo II, alla guida del suo esercito, varca il Colle della Maddalena e occupa Vars, Guillestre, Embrun; poi è costretto a ritirarsi, vinto da un inverno precoce che impedisce ogni comunicazione con il Piemonte. Questa campagna dimostra a Luigi XIV l’interesse strategico dell’Ubaye, a quell’epoca piemontese. Il Re Sole in persona affida dunque all’architetto militare Vauban l’incarico di realizzare un vasto insieme di spettacolari fortificazioni alpine. Ricordiamo, nel settore delle Alpi Marittime, quella di Colmars les Alpes per la difesa del Colle d’Allos, e quelle di Guillaumes e Entrevaux, nell’alta Valle del Var. Nello stesso tempo, Luigi XIV fece occupare l’Ubaye dal maresciallo di Catinat, il quale affida all’ingegner Richerand la difesa della valle, che per mancanza di fondi viene tuttavia limitata alla costruzione di qualche opera nei pressi di Tournoux e alla fortificazione della chiesa di Larche.
Il trattato di Utrecht offre al Piemonte, con lo spostamento del suo confine occidentale sullo spartiacque principale della catena alpina, l’opportunità di organizzare una autentica cintura di fortezze di sbarramento, dalla Valle d’Aosta alle Alpi Liguri, per chiudere tutte le vie di invasione un tempo utilizzate dai francesi: Bard, Brunetta, Exilles, Fenestrelle, Mirabouc, Demonte e Saorge.
Queste fortificazioni imponenti avevano però un grande difetto: potevano essere aggirate ed erano vulnerabili al tiro di eventuali batterie di artiglieria nemica poste su alture vicine. Per evitare questi inconvenienti, negli anni viene creata, intorno alle fortezze, una moltitudine di trinceramenti, ridotte, caserme difensive e altre opere campali che va a costituire una lunga e quasi ininterrotta linea difensiva dalla Valle d’Aosta alle Alpi Liguri. Ne è un esempio la Gola delle Barricate, a monte di Pontebernardo, in alta Valle Stura. Qui, a partire dal 1742, l’ingegnere militare Bertola realizza un imponente sistema di trinceramenti campali e baraccamenti che, oltre a sbarrare efficacemente il fondovalle, raccordandosi alle opere difensive della Val Maira attraverso il Piano della Gardetta e il Colle del Preit. Durante la Guerra di successione austriaca (1744-1748), le cui operazioni hanno avuto come teatro principale proprio le Alpi Marittime, la difesa piemontese si basava a sud su una linea il cui cardine era il campo trincerato sul massiccio dell’Authion. Il massiccio, culminante in una vasta spianata erbosa, permetteva il controllo delle valli della Roya, della Bévéra e della Vésubie ed è stato teatro di numerose battaglie.
Nel 1744, l’esercito franco-spagnolo, capitanato dal Principe Conti, decide, con successo, di aggirare questo nodo difensivo infiltrandosi in Valle Stura attraverso il Colle della Maddalena. Aggirato con un’abile manovra lo sbarramento campale in località Barricate e lasciati 12 battaglioni ad assediare il Forte di Demonte, che cade in pochi giorni, scende rapidamente con le truppe rimanenti a dare l’assalto alla città di Cuneo. Il forte di Demonte, come le altre fortificazioni piemontesi del XVIII secolo, viene smantellato a partire dal 1800, come imposto dal Trattato di Parigi del 1796.
Nel 1792, la giovane Repubblica francese dà inizio alla conquista della Contea di Nizza. Il litorale mediterraneo e Nizza cadono rapidamente, ma piemontesi e austriaci, ripiegati sull’Authion e a Saorge, respingono con successo tutti gli assalti francesi, dimostrando così, ancora una volta, l’importanza strategica di quei luoghi. Le truppe francesi riescono infine a superare lo sbarramento difensivo solo grazie a una manovra di aggiramento, attraversando i territori neutrali della Repubblica di Genova.
Nel 1815, dopo la caduta del “Primo Impero”, la Contea di Nizza viene restituita al Regno di Sardegna e la Francia è costretta a pagare ingenti danni di guerra. I Savoia impiegano tali somme per ricostruire le antiche fortezze. Con questo obiettivo, nel 1834 vengono affidati agli architetti Racchia e Barabino i lavori di costruzione dell’imponente fortezza di sbarramento di Vinadio, destinata a sostituire il Forte di Demonte nella difesa della Valle Stura. Capace di accogliere 1800 soldati, 60 animali e 45 pezzi di artiglieria, costituiva una vera e propria muraglia che sbarrava la valle impedendo ogni tentativo di intrusione dal Colle della Maddalena.
Sul versante francese, nel 1826 viene dato inizio alle prime fortificazioni importanti nell’Ubaye, con la costruzione dell’imponente forte di Tournoux, durata ventidue anni.
Le difese dopo il passaggio della Contea di Nizza alla Francia
Il nuovo confine italo-francese stabilito dal Trattato di Parigi del 1860 costringe i due paesi a modificare le loro strategie difensive. La Contea di Nizza e l’Authion diventano francesi, consentendo alla Francia un accesso più diretto dal Colle di Tenda. Durante la negoziazione del trattato, Vittorio Emanuele II ottiene da Napoleone III di poter conservare i territori delle sue riserve di caccia, con il risultato che la nuova frontiera si sposta ben al di là della linea di cresta naturale, mettendo gli italiani in posizione di forza su tutti gli sbocchi delle valli frontaliere: Roya, Vésubie e Tinée. Un semplice capriccio del Roi chasseur o un astuto stratagemma militare ? Di fatto lo Stato Maggiore francese è obbligato a stabilire la propria linea difensiva alle spalle dei comuni limitrofi di Saorge, Saint-Martin-Vésubie, Valdeblore e Saint-Sauveur-sur-Tinée.
In zona francese
La prima serie di fortificazioni viene realizzata dal generale Séré de Rivière. Poco noto al pubblico, è autore in tutta la Francia di un sistema difensivo basato sui progressi dell’artiglieria.
La vasta piattaforma sommitale dell’Authion è la prima ad usufruire di queste modernizzazioni, con la costruzione, nel 1895, dei forti di Mille Fourches, della Forca e della ridotta dei Trois Communes.
La protezione della via del Colle di Tenda viene completata dal poderoso forte del Barbonnet, che controllava tutto il bacino di Sospel, ultimo bastione difensivo sulla strada per Nizza.
Nell’Ubaye, la modernizzazione del forte di Tournoux inizia nel 1870, e viene completata da una serie di importanti opere d’appoggio, come le batterie dei Cols de Caurres, della Serre de Laut, della Roche la Croix, del forte di Cuguret e della capanna Olivier (chiamata anche “batteria Mallemort”). Questo sistema difensivo era completato da numerose altre opere, poste in particolare sul fondo delle gole, come quelle che si trovano nelle basse valli della Vésubie e della Tinée.
Generalmente si pensa che la linea Maginot si limitasse alla frontiera franco-tedesca. Ma la salita al potere di Mussolini in Italia nel 1922, e le pretese che manifesta già nel 1928 sul territorio della ex Contea di Nizza, convincono lo Stato Maggiore francese a estendere la linea difensiva alle Alpi, realizzando così una serie di opere spettacolari comprendenti numerose casematte, osservatori e avamposti, alcuni dei quali in alta quota. Nei forti di tipo Maginot erano trincerate l’artiglieria e la fanteria alpina: i famosi Battaglioni Alpini di Fortezza. Questi veri e propri “vascelli di cemento armato” possedevano dei sotterranei che a volte scendevano a più di cento metri sotto la superficie e potevano accogliere una forza di quattrocento uomini. Le trasmissioni avvenivano tramite linea telefonica e via radio. Possono essere citate le grandi opere di Sainte Agnès, di Saint Roch, del Monte Grosso, del Barbonnet (Forte Suchet) e dell’Agaisen a Sospel, del Plan-Caval e del Colle di Brouis all’Authion, di Flaut e Gordolon in Vésubie, di Rimplas nella media Valle della Tinée, di Restefond in alta Val Tinée, come pure i forti dell’Ubaye citati in precedenza, che vengono a loro volta modernizzati. Questo sistema arresta efficacemente il tentativo di sfondamento italiano nel 1940. Nell’aprile del 1945, il campo trincerato dell’Authion, occupato dell’esercito tedesco, viene riconquistato dalla prima Division Française Libre del generale De Gaulle.
In zona italiana
Il “Piano generale per la difesa dello Stato” (o Piano Ferrero) del 1871 e la conclusione della Triplice Alleanza con Germania e Austria del 1882 ridefiniscono la strategia militare italiana. La difesa della Alpi Occidentali viene basata in parte sulla trasformazione delle vecchie fortezze di fondovalle in sbarramenti articolati in più opere difensive (Vinadio, Moncenisio), e in parte sulla realizzazione di “sistemi a campo trincerato” a difesa dei colli rivolti verso la costa ligure (Colli di Tenda, di Nava, di S. Bernardo, del Melogno).
La fortezza di Vinadio si adegua alle nuove esigenze difensive trasformandosi in “opera di sbarramento” con la realizzazione di due batterie fortificate più elevate che la fiancheggiano da una quota di 1.200 metri, la Neghino e la Serziera, aumentando così il raggio di azione della piazza.
Attorno al 1890, per proteggere i fianchi dello schieramento, vengono costruiti, alle spalle della batteria Serziera, il Corpo di Guardia difensivo di Les Sources, e, ancora più a monte dei ricoveri difensivi a Cima del Trent, Testa Rimà e Cima Ciarnier. Nel 1897 lo schieramento è completato con la postazione del Piroat, a monte del Corpo di Guardia. A questo sbarramento difensivo si aggiungono, da Pianche verso il Colle della Maddalena, numerose postazioni distribuite strategicamente sui due versanti della valle, in grado di contrastare ogni tentativo di incursione dalla Francia.
Le nuove linee strategiche imposte dagli alleati tedeschi prevedono inoltre la costituzione di numerosi caposaldi alpini disposti capillarmente presso tutti i valichi di confine (caserme difensive, ricoveri, posti di guardia) e presidiati da Alpini e Bersaglieri. Queste opere devono servire come sbarramento e difesa, ma anche da basi di partenza per rapide controffensive in territorio nemico. Ogni colle delle Alpi Marittime viene così dotato di piccole opere campali e di guarnigioni di fanteria per la “difesa mobile”. A partire dal 1885 venne costruito in Valle Gesso il complesso di caserme del Druos (2.466 metri) e dei Laghi di Valscura (2.250 metri), in grado di ospitare rispettivamente 250 e 140 uomini, e dei Laghi e Colle di Fremamorta, per 130 uomini.
Fra il 1883 e il 1888 viene realizzato lo Sbarramento del Colle di Tenda, un campo trincerato costituito da 6 opere principali su 2 linee difensive; una sulla displuviale principale, con i forti Giaura, Pernante, Colle Alto (o Centrale) e Pepino, e una più avanzata, con i Forti Margheria e Taborda ai lati e la “Tagliata” al centro. Questa era un fosso trasversale che interrompeva il piano viabile della nuova galleria del Tenda, posto a poche decine di metri dal suo accesso meridionale e battuto, in caso di necessità, da artiglieria leggera. Tutto il complesso era rafforzato da postazioni campali per artiglieria ed era in grado di accogliere un migliaio di uomini e oltre 50 cannoni. La piazzaforte viene utilizzata fino al 1943.
La più recente linea difensiva risale al 1931. Anche nelle basse valli Stura, Gesso e Vermenagna vengono realizzate le opere del Vallo Alpino, un insieme di fortificazioni costruite sul modello della linea Maginot, ma di dimensioni più modeste. Si trattava di caposaldi staccati, in caverna (sotterranei) o in casamatta, destinati ad accogliere pezzi di artiglieria e mitragliatrici. Sul Colle di Tenda vennero costruite solo 4 postazioni in caverna per mitragliatrici.
Un gran numero di queste opere si trovano oggi sul versante francese, in particolare le batterie di tiro, e sono ancora visibili nei pressi delle Gole di Paganin, di San Dalmazzo e di Vievola.
Dopo l’armistizio del settembre 1943, le postazioni fortificate abbandonate dall’esercito italiano offrono ai primi partigiani ricoveri, armi e munizioni. Occupate e parzialmente riarmate nell’inverno 1944-45 dalle forze armate tedesche, le opere del Vallo Alpino sono state al centro di alcuni combattimenti durante l’avanzata degli Alleati dalla Provenza. Abbandonati nell’aprile del 1945 dalle forze tedesche in ritirata, i forti e le caserme del Colle di Tenda vengono assegnati alla Francia nel 1947 (per saperne di più: vedere scheda 3 “La viabilità transfrontaliera_il Colle di Tenda).
Un patrimonio storico da proteggere e valorizzare
La regione montuosa del Massiccio dell’Argentera-Mercantour racchiude un eccezionale patrimonio di opere militari, in molti casi di grande pregio architettonico, che testimoniano l’evolversi della strategia difensiva di Italia e Francia. Le fortificazioni costituiscono la memoria di un passato di scontri e conflitti oggi fortunatamente superato, attestano l’ingegno e la capacità tecnica dei militari, e rappresentano per il visitatore un grande motivo d’interesse. Proprio per questo meritano di essere valorizzate attraverso la necessaria “messa in sicurezza” e il restauro delle costruzioni più importanti.
Per approfondire: carta A “Le vie di comunicazione” e carta B “Le opere militari”.
Sito realizzato nell'ambito del PIT "Spazio transfrontaliero Marittime Mercantour" Programma ALCOTRA 2007-2013 e rivisto e aggiornato con il progetto: