Lo stambecco

Una specie in lenta espansione

Lo stambecco (Capra ibex ibex) ha rischiato l’estinzione sull’arco alpino: nella seconda metà del XIX secolo il suo areale era talmente ridotto che la specie era presente esclusivamente nell’allora Riserva reale di caccia del Gran Paradiso, dove ne rimanevano meno di cento esemplari. Negli anni Venti del Novecento è stato reintrodotto nelle Alpi Marittime, territorio di quella che all’epoca era un’altra Riserva reale di caccia, su iniziativa del re d’Italia. Oggi, grazie ai dati ottenuti da censimenti periodici sui due versanti alpini, si stima la presenza di 2100 stambecchi, distribuiti su un areale che va ben oltre i territori delle due aree protette delle Alpi Marittime e del Mercantour: l’attuale diffusione della specie sul territorio delle Alpi Meridionali è in gran parte merito della collaborazione fra i Parchi, avviata negli anni Ottanta del Novecento.

Un trofeo sulla testa

Lo stambecco (Capra ibex ibex) è un grande mammifero appartenente all’ordine degli Artiodattili. Presenta un evidente dimorfismo sessuale: le femmine sono di taglia più piccola (peso compreso fra 40-65 kg e altezza al garrese pari a 70-80 cm) e possiedono corna più corte (33 cm), mentre i maschi adulti possono raggiungere anche i 120 kg di peso (altezza al garrese pari a 85-92 cm) e presentano corna molto sviluppate (95 cm), un tempo molto ambite come trofeo di caccia. Lo stambecco è un ottimo arrampicatore, preferisce i ripidi versanti e le pareti rocciose poco accessibili di alta e media montagna intervallate da prati e foreste rade. In primavera, con lo sciogliersi della neve, spesso gli animali scendono a quote inferiori, dove è presente erba fresca, per poi lentamente risalire e raggiungere le zone di estivazione in quota. I boschi molto estesi fanno invece da barriera agli spostamenti dello stambecco, che già normalmente colonizza nuovi territori solo con molta lentezza.

Da cacciato a protetto

Lo stambecco, cacciato intensamente fino al XIX secolo, era progressivamente scomparso dalle montagne della Francia, dell’Austria e della Svizzera: gli ultimi esemplari avevano trovato rifugio all’interno della Riserva reale di caccia del Gran Paradiso, oggi Parco Nazionale. In un primo tempo protetti non per il loro valore naturalistico, ma per il divertimento esclusivo dei cacciatori di casa Savoia, gli stambecchi vengono infine posti sotto tutela dal re d’Italia Vittorio Emanuele III. All’inizio degli anni Venti, la specie viene reintrodotta con successo sulle Alpi Marittime. Anche la Svizzera tenta a più riprese di riportare lo stambecco nelle proprie vallate.

In Italia, nel 1977 lo stambecco è stato legalmente considerato una specie particolarmente protetta, per poi passare a specie protetta nel 1992, visto il miglioramento dello status delle popolazioni alpine. La specie rientra nell’allegato III della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) come specie a basso rischio di estinzione.

Trasferito, spostato, reintrodotto

Tra il 1920 e il 1933 vengono prelevati 25 capi di stambecco dalla Riserva di caccia del Gran Paradiso, destinazione: Valle Gesso, San Giacomo di Entracque. Il trasferimento da una Riserva all'altra è un'impresa molto difficoltosa, dati i mezzi a disposizione e le conoscenze dell'epoca.

Le prime reintroduzioni in territorio francese, invece, sono molto più recenti e risalgono agli anni Settanta del Novecento.

Poco dopo la nascita dei due Parchi, Alpi Marittime e Mercantour, tra il 1985 e il 1992, viene avviato sul territorio transfrontaliero un programma di ricerca comune per indagare la consistenza delle popolazioni e gli habitat utilizzati dalla specie. I risultati degli studi hanno evidenziato la lentezza con cui gli stambecchi colonizzano naturalmente nuovi spazi. È quindi emersa la necessità di effettuare nuove reintroduzioni in siti capaci da un lato di garantire un’efficace protezione all’animale e dall’atro di promuovere una naturale ricolonizzazione del territorio. Negli anni 1986-1987 sono state effettuate alcune trasfaunazioni (trasferimenti di animali) all’interno del Parco delle Alpi Marittime, mentre dal 1987 a 1995 sono state realizzate delle reintroduzioni nel Parco nazionale del Mercantour, che sono poi proseguite negli anni 2005-2006, con il prelievo di una ventina di femmine dalle popolazioni del Massiccio di Belledonne (Isère) e dalla Vanoise (Savoia), e la successiva liberazione nelle alte valli Var, Tinée, e Ubaye, al confine con l’Italia.

Una storia transfrontaliera di collaborazione e di tutela

Gli studi sullo stambecco hanno rappresentato il punto di partenza della cooperazione transfrontaliera tra i due Parchi. Le azioni comuni avevano lo scopo di riequilibrare il popolamento, accelerare la ricolonizzazione dei massicci transfrontalieri da parte dello stambecco e incrementare la bassa variabilità genetica rilasciando esemplari provenienti da differenti colonie. La causa di questa bassa variabilità era dovuta al fatto che la popolazione delle due aree protette discendeva da meno di 10 dei 25 stambecchi rilasciati originariamente nelle Alpi Marittime.

Un ulteriore elemento di vulnerabilità dello stambecco è il suo comportamento poco elusivo (si lascia avvicinare con relativa facilità), che lo rende facile preda dei bracconieri. Per questo motivo alla specie è dedicata una particolare attenzione da parte dei due Parchi.

I numeri della riconquista delle Alpi

Nel 1821, la popolazione di stambecchi sulle Alpi era ridotta al solo nucleo del Massiccio del Gran Paradiso, in Valle d’Aosta, costituito da un centinaio di individui. Al momento della sua istituzione, nel 1979, il Parco nazionale del Mercantour, contava soltanto una settantina di stambecchi provenienti dall’area protetta italiana. Tra il 1987 e il 1994, nel Parco del Mercantour, sono stati rilasciati 48 stambecchi, di cui 15 catturati nel Parco delle Alpi Marittime. Nel 1995, su richiesta del comune di Meyronnes (Valle Ubaye), 20 stambecchi sono stati ulteriormente rilasciati nella zona di Rochers de St-Ours. Tra il 1986 ed il 1987, sul versante italiano, 46 individui catturati nell’area del Massiccio del Monte Gelàs sono stati liberati nel Massiccio del Monte Matto. All’inizio degli anni Ottanta sui 97.000 ha dei Parchi del Mercantour e delle Alpi Marittime erano presenti complessivamente 360 capi. Grazie agli sforzi congiunti delle due aree protette, nel 2005 il numero degli effettivi ha raggiunto le circa 2.100 unità ampliando la distribuzione anche alle zone limitrofe alle due aree protette. Sul territorio alpino francese sono stimati 10.000 stambecchi (censimento 2011), mentre circa 15.000 individui vivono su quello italiano. Il Parco delle Alpi Marittime ha contribuito ad aumentarne la distribuzione, poiché una parte degli stambecchi presenti sulle Alpi centro orientali provengono dal nucleo storico delle Alpi Marittime: tra il 1993 e il 2004  sono stati catturati 250 individui per essere liberati in altri settori alpini favorendo così il ritorno dello stambecco, questo animale maestoso, sulle Alpi.

Per saperne di più: vedere la Carta N.  

Sito realizzato nell'ambito del PIT "Spazio transfrontaliero Marittime Mercantour" Programma ALCOTRA 2007-2013 e rivisto e aggiornato con il progetto: